Calcolo Tassazione Del Capital Gain

Sapere come avviene il calcolo per la tassazione del capital gain è importante per orientare le tue scelte d’investimento. Infatti, il regime fiscale italiano applicato alle rendite finanziarie varia a seconda del tipo di strumento in portafoglio e incide sul reale ritorno economico del capitale investito.

Il capital gain, o plusvalenza in conto capitale, è la differenza positiva tra il prezzo di acquisto e di vendita di uno strumento finanziario. Che si tratti di titoli azionari, obbligazioni o quote societarie, per fare scelte d’investimento oculate dovrai considerare sempre l’impatto della tassazione sulle rendite che ne derivano.

Diamo uno sguardo più da vicino, per capire quali sono i presupposti affinché si realizzi il capital gain, chi sono le categorie soggette alla tassazione e come viene calcolata.

Cos’è il capital gain e tassazione applicata

L’articolo 5 della Legge n. 448/2001 definisce il capital gain come la differenza tra prezzo di emissione e prezzo di rimborso. Ovvero, è la plusvalenza costituita dalla differenza tra il prezzo percepito all’atto della cessione della partecipazione e il costo d’acquisto al lordo degli oneri accessori. Sono esclusi solo eventuali interessi passivi e il valore rideterminato in caso di rivalutazione delle partecipazioni stesse.

Dunque, il capital gain si manifesta nel momento in cui vendi (rimborso) azioni, obbligazioni convertibili, opzioni o altri strumenti finanziari a un prezzo maggiore di quello d’acquisto (emissione). Naturalmente, la plusvalenza rappresenta soltanto una parte del rendimento totale di un investimento, poiché quest’ultimo può remunerare anche attraverso interessi o dividendi.

Il calcolo del capital gain può avvenire in 2 modi:

  • rendimento assoluto – differenza in valore assoluto tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto dello strumento finanziario considerato;
  • rendimento percentuale – ottenuto ponendo in rapporto il rendimento assoluto con il prezzo di acquisto.

In Italia, la tassazione del capital gain è del 26% (decreto-legge, n. 66 del 24/04/2014, conosciuto come IRPEF-spending review). La stessa aliquota è applicata a tutti i guadagni e agli interessi derivati da attività di natura finanziaria. Quindi, sono considerati anche dividendi, Etf, Fondi Comuni e Piani di accumulo.

Le eccezioni riguardano i Fondi che contengono titoli di Stato e titoli emessi da enti pubblici. Oppure, le obbligazioni di organismi internazionali in “white list”. In questi casi, l’aliquota è del 12,5% e tale differenza influisce poi sul calcolo della tassazione finale.

Affinché si realizzi il capital gain, gli strumenti finanziari devono essere ceduti a titolo oneroso. Ad esempio, come conferimento in società, datio in solutum (prestazione in luogo di adempimento), compravendita, ecc. Dunque, nel dubbio, sappi che donazione e successione non danno origine a capital gain, poiché non costituiscono cessioni a titolo oneroso.

Soggetti coinvolti nella tassazione del capital gain

Il capital gain è classificato tra i redditi diversi di natura finanziaria. Dunque, deve essere asseverato in sede di dichiarazione dei redditi con specifico codice tributo (1100). I soggetti a cui può essere applicata la tassazione sul capital gain sono:

  • persone fisiche residenti in Italia, se non conseguono la plusvalenza nell’esercizio di attività d’impresa, di lavoro autonomo o in qualità di lavoratori dipendenti;
  • persone non residenti, se la cessione viene effettuata in Italia ai sensi dell’articolo 23 del DPR n 917/86 (TUIR);
  • società semplici e soggetti equiparati;
  • enti non commerciali, se non conseguono la plusvalenza nell’esercizio di attività d’impresa.

Sulle persone che esercitano attività di impresa, non c’è tassazione del capital gain, poiché tale plusvalenza rientra nel reddito dell’impresa stessa.

Regimi fiscali per le tassazioni sulle plusvalenze

Particolare attenzione deve essere rivolta al regime fiscale scelto al momento dell’acquisto di uno strumento finanziario, poiché andrà a impattare sulla tassazione del capital gain.

La normativa prevede 3 distinti regimi fiscali:

  • dichiarativo – il capital gain è considerato al lordo delle imposte, quindi dovrai assicurarti di calcolare sia il rendimento ottenuto (o le eventuali minusvalenze) che le imposte da versare. Per farlo nel modo corretto è necessario ricostruire il portafoglio finanziario con il metodo LIFO (Last-In-First-Out);
  • amministrato – in questo caso, provvedi in autonomia alla gestione dei tuoi investimenti, ma è l’intermediario finanziario ad agire come sostituto d’imposta. A quest’ultimo spetta l’onere di calcolare la ritenuta d’acconto alla fonte e a segnalare il rapporto di amministrazione all’Agenzia delle Entrate;
  • gestito – nel regime del risparmio gestito deleghi all’intermediario finanziario sia la gestione del tuo capitale che gli adempimenti fiscali relativi ai tuoi investimenti.

Oltre agli aspetti puramente pratici, a seconda del regime scelto variano anche le scadenze per il pagamento dell’imposta sulla plusvalenza. Nel regime dichiarativo procedi ogni anno con la dichiarazione dei redditi. Mentre nel regime amministrato, l’intermediario preleva l’imposta dalle plusvalenze e le versa allo Stato con cadenza mensile.

Infine, nel regime a risparmio gestito, l’imposta sulla plusvalenza complessiva viene addebitata dall’intermediario a fine anno, valorizzando i titoli in portafoglio all’ultimo giorno utile dell’anno stesso.

Differenza tra capital gain e capital loss

Abbiamo ragionato sulle possibili plusvalenze, ma se l’attività di compravendita degli strumenti finanziari si traducesse in una perdita? Quando un’attività finanziaria viene venduta a un prezzo più basso di quello d’acquisto ottieni un capital loss, ovvero una minusvalenza. In questo caso, è possibile utilizzarla come credito fiscale per abbattere la tassazione sul capital gain conseguito nello stesso anno, oppure nei 4 anni successivi.

Tuttavia, non è sempre possibile recuperare le minusvalenze. Alcuni strumenti finanziari, come Etf, fondi comuni d’investimento, dividendi delle azioni e cedole delle obbligazioni, sono considerati dal fisco “redditi di capitale”. Dunque, le eventuali minusvalenze generate non sono sfruttabili come credito fiscale. Al contrario, sono compensabili per tutti gli strumenti finanziari che generano “redditi diversi”, come azioni, obbligazioni, futures, ecc.

Semplificando, la differenza tra capital gain e capital loss altro non è che la differenziazione tra un guadagno e una perdita nella compravendita di strumenti finanziari.

Tassazione del capital gain: un aspetto importante nella scelta dei tuoi investimenti

È palese che la scelta degli strumenti finanziari su cui investire i tuoi risparmi non può limitarsi ai possibili rendimenti e ai relativi rischi. Bensì, l’impatto risulta significativo anche a livello fiscale, e la tassazione sul capital gain finisce per ledere i margini sui tuoi guadagni.

Ecco perché è fondamentale affidarsi a un Consulente Finanziario di comprovata esperienza. Un private banker può aiutarti a fare scelte informate e consapevoli, per sviluppare strategie finanziarie mirate a proteggere e valorizzare il tuo patrimonio.

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