SONY DSC

Stiamo attraversando una crisi politica e com’è noto in questi periodi aumenta la volatilità del mercato finanziario italiano e conseguentemente si sente il proprio portafoglio più esposto al rischio e ad eventuali perdite.

L’investitore non deve spaventarsi, ma piuttosto deve approcciarsi in modo prospettico avendo obiettivi chiari e nervi saldi, che sono le chiavi anche per fare investimenti nel lungo periodo.

Sono almeno tre anni che gli eventi politici segnano le dinamiche dei mercati. Il referendum sulla Brexit e l’elezione di Trump del 2016 hanno rappresento un punto di svolta. A tre anni di distanza il bilancio dell’azionario Usa è nettamente positivo a fronte di una Borsa italiana rimasta indietro per scarsa crescita e ora l’incertezza politica pone un dilemma per i prossimi mesi. La Borsa italiana pesa meno dell’1% della capitalizzazione dei listini globali e la sottoperformance degli ultimi anni pone al centro dell’attenzione la necessità di avere una massima diversificazione sui mercati senza dimenticare i pesi che le singole piazze hanno nell’universo investibile.

Investire nel lungo periodo significa anche mettere in conto periodi negativi e alta volatilità facendo leva sull’aspetto statistico che negli anni premia l’investimento azionario. Se prendiamo le dinamiche dal 1980 ad oggi, a Wall Street e sulle Borse europee osserviamo un aspetto importante: rispettivamente 29 e 30 volte su 39 la Borsa ha chiuso in positivo nonostante un drawdown (massima perdita durante l’anno) che è stato in media tra il 15 e il 14% tra i due listini.

Da un punto di vista statistico questo appare l’approccio più razionale con un orizzonte di 10 anni, ad esempio. Ma il concetto statistico delle perdite dei listini (poi in gran parte recuperati) richiede una strategia salda, che non si lasci condizionare dagli aspetti psicologici. Per il cliente sopportare uno o più anni in perdita non è facile. E allora le strategie si adattano al contesto.

L’orizzonte temporale viene percepito come un dato soggettivo. Per una persona di 80 anni parlare di lungo termine è completamente diverso che per una persona di venti. Quindi visto che nessuno può identificare compiutamente ciò che si intende per lungo termine, il criterio deve essere individuale. In questo approccio si deve ponderare la propensione al rischio del cliente e altri aspetti a partire da variabili macro e contesto del mercato.

La diversificazione quindi è un’arma obbligata ma bisogna saperla usare evitando di disperdere le asset class in mille rivoli con una moltiplicazione dei costi. Vivendo il tutto senza ansia e dandosi degli obiettivi di guadagno ma anche di perdita.