Cosa Sono PIR Piani Individuali Di Risparmio

Quando si tratta di scegliere gli strumenti finanziari che ti consentano di valorizzare i tuoi risparmi, sei consapevole che non dovresti mai trascurare gli aspetti fiscali. Per questo motivo, se sai cosa sono i PIR puoi coglierne le peculiari agevolazioni previste sulla tassazione dei proventi attesi e pianificare un’efficace diversificazione del portafoglio.

I Piani Individuali di Risparmio (PIR) sono dei contenitori giuridici studiati per svolgere la funzione primaria di catalizzatori dei flussi di risparmio verso l’economia reale. A tale scopo, presentano caratteristiche interessanti per l’investitore privato, per agevolarlo dal punto di vista fiscale e consentirgli di gestire gli investimenti in base al proprio profilo di rischio. Ma non solo, allo stesso tempo facilitano la crescita dell’intero sistema imprenditoriale nazionale.

Dunque, vale la pena approfondire per capire meglio come funzionano i PIR e in che modo possano rappresentare una leva di crescita nella tua pianificazione finanziaria. Ma facciamo un passo alla volta e scopriamoli insieme.

Cosa sono i PIR e come funzionano

Introdotti in Italia dalla Legge di Bilancio 2017, sull’onda di esperienze estere di successo, i Piani Individuali di Risparmio (PIR) mirano a creare una connessione tra i risparmi dei privati e gli investimenti delle aziende. Ovvero, offrono delle interessanti opportunità di rendimento all’investitore per stimolare un flusso di risorse economiche che consenta alle piccole e medie imprese di attingere a un nuovo canale di finanziamento.

Dunque, i PIR sono dei contenitori che ti permettono di investire in diversi strumenti finanziari nel medio e lungo periodo, usufruendo di interessanti agevolazioni fiscali. Parliamo, ad esempio, di fondi comuni, polizze, gestioni patrimoniali, ETF o semplici depositi di titoli.

Ma attenzione, i PIR sono considerati conformi solo a condizione che siano rispettati determinati vincoli normativi dettati dal legislatore, sia in relazione alla composizione del portafoglio che alla durata dell’investimento.

Nello specifico, le agevolazioni fiscali dei PIR consistono nell’esenzione:

  • dal pagamento delle imposte sul rendimento realizzato;
  • dal pagamento dell’imposta di successione.

Tuttavia, come abbiamo già sottolineato, questo è vero solo a patto che vengano rispettate determinate condizioni. Non ci resta che scoprire quali siano e comprendere meglio le caratteristiche dei PIR.

Caratteristiche dei PIR

I Piani Individuali di Risparmio (PIR) sono sottoscrivibili solo da persone fisiche, anche minorenni, purché fiscalmente residenti in Italia, le quali:

  • non abbiano, contemporaneamente, più di un piano di risparmio;
  • non condividano il piano di risparmio con altre persone fisiche.

Va da sé che le aziende o le persone giuridiche non possano usufruire dei Piani Individuali di Risparmio. La costituzione di un PIR può avvenire attraverso diverse metodologie d’investimento:

  • rapporto di custodia o amministrazione;
  • contratto di gestione di portafogli con c/c di appoggio, a condizione che sia rispettato l’esercizio dell’opzione per il “regime del risparmio amministrato”;
  • sottoscrizione di quote o azioni di un OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio) “PIR conforme”;
  • altro stabile rapporto continuativo rappresentato, ad esempio, da una rubrica fondi;
  • sottoscrizione di un contratto di assicurazione sulla vita o di capitalizzazione “PIR conforme”.

Dunque, per aprire un piano individuale di risparmio dovresti rivolgerti a:

  • intermediari abilitati;
  • imprese di assicurazione operanti o residenti nel territorio dello Stato;
  • imprese di assicurazione non residenti sul territorio italiano, ma che vi operano tramite stabile organizzazione o in regime di libera prestazione dei servizi.

L’aspetto di centrale importanza per il funzionamento dei Piani Individuali di Risparmio è di sicuro l’agevolazione fiscale che permettono di conseguire. Quindi, è opportuno approfondire quali siano le 3 principali condizioni per capire quando un PIR è conforme o non conforme.

#1 Vincoli alla composizione del portafoglio del piano individuale di risparmio

Affinché l’investimento in un PIR sia conforme alla normativa, almeno il 70% dell’investimento totale deve essere destinato a strumenti finanziari “qualificati”. Dunque, devono essere emessi da imprese italiane o europee con stabile organizzazione in Italia e che svolgano attività diverse da quella immobiliare. Invece, il restante 30% delle somme investite nel piano di risparmio, può essere destinato a qualsiasi strumento finanziario.

Inoltre, è previsto un vincolo alla concentrazione degli investimenti in strumenti finanziari di uno stesso emittente, pari a un massimo del 10% del totale investito. Tale limite è previsto anche per le disponibilità liquide in portafoglio. Dopodiché, è necessario fare dei distinguo in base alle modifiche volute dal legislatore nel corso degli anni.

Prima generazione dei PIR (2017/2018)

Il 30% del 70% investito in strumenti finanziari “qualificati” (quindi il 21% del totale) doveva essere investito in imprese non presenti nel FTSE Mib di Borsa Italiana (il principale indice azionario italiano). Quindi, era evidente lo scopo di canalizzare i flussi finanziari verso il mondo delle PMI quotate, ad esempio, nei segmenti MidCap, Star, AIM Italia, ecc.

Seconda generazione di PIR (a partire dal 1° gennaio 2019)

A seguito delle novità introdotte dalla Manovra di Bilancio 2019, nei PIR vengono introdotti 2 nuovi vincoli, i quali prevedevano l’obbligo di investire:

  • almeno un 3,5% del patrimonio in obbligazioni e azioni di PMI ammesse alle negoziazioni su AIM di Borsa Italiana;
  • un altro 3,5% in società di venture capital (non di private equity) residenti in Italia, con investimenti in imprese aventi i medesimi criteri (negoziate nel segmento AIM).

Terza generazione di PIR (a partire dal 1° gennaio 2020)

Per sopperire ai vincoli introdotti nel 2019, che rischiavano di frenare la buona partenza ottenuta dai PIR, la disciplina è stata rivista e corretta.

Da gennaio 2020, spariscono i due limiti di investimento del 3,5% in AIM e venture capital, ma vengono introdotte nuove disposizioni. Queste riguardano nello specifico l’investimento caratteristico del PIR, ovvero quel 70% da investire in titoli di aziende italiane:

  • il 25% (non più il 30%) deve essere investito in strumenti di imprese non quotate nel FTSE Mib di Borsa Italiana. Quindi, il 17,5% del patrimonio totale e non più il 21% come previsto inizialmente nel 2017;
  • un ulteriore 5%, quindi il 3,5% del patrimonio complessivo, deve essere allocato in strumenti di aziende a piccola capitalizzazione, non per forza individuati nell’AIM.

#2 Limite quantitativo all’investimento

I limiti entro i quali gli investimenti possono beneficiare dell’esenzione sono di 30.000 euro annuali e 150.000 euro complessivi. Ciò non toglie che puoi investire in un prodotto PIR conforme anche più delle quote indicate. Tuttavia, devi essere consapevole del fatto che la parte eccedente il limite non beneficerà dell’esenzione fiscale.

In relazione alle imposte sulle plusvalenze dei fondi di investimento è importante ricordare che il prelievo fiscale sul reddito derivante, va calcolato in base all’aliquota del 26%. A esclusione della componente ascrivibile a titoli di Stato italiani ed equiparati, o da titoli obbligazionari emessi da Stati ed enti territoriali esteri “white list”. In questi casi, i redditi di capitale e diversi beneficiano dell’aliquota al 12,50% sul risultato della gestione maturato in ogni anno solare.

Dunque, dal punto di vista fiscale, risulta davvero rilevante il beneficio che i PIR consentono di conseguire sul capital gain, o guadagno in conto capitale. Ossia, su quella che è la differenza tra prezzo di emissione e prezzo di rimborso.

#3 Periodo minimo di possesso dei PIR

Per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali, è previsto un periodo minimo di possesso del PIR di 5 anni, calcolati per data puntuale. Nel caso di mancato rispetto del vincolo di detenzione, i redditi medio tempore percepiti in relazione agli strumenti finanziari investiti nel PIR verranno tassati secondo le regole ordinarie e con l’applicazione degli interessi. Ma non solo, sarà tassato anche l’eventuale reddito derivante dalla cessione dei titoli.

Cosa sono i PIR: vale la pena investire nei Piani individuali di Risparmio?

È difficile catalogare i PIR etichettandoli come un investimento valido o meno. Molto dipenderà dalla bontà dell’asset manager dei prodotti a gestione attiva e dalla qualità delle aziende sottostanti nel caso di strumenti passivi. Di sicuro, le agevolazioni fiscali che consentono di ottenere hanno un peso significativo.

Inoltre, è indiscutibile come i PIR consentano di veicolare i risparmi verso attività riconducibili a un prevalente mercato di riferimento, consentendoti di acquisire maggiore coscienza del tuo investimento. E questo è un aspetto sempre più sentito, in particolare dai giovani, che ritengono fondamentale dare un risvolto più concreto, reale e tangibile alla finanza.

Nel contesto economico odierno saper pianificare e compiere scelte finanziarie in linea con le proprie esigenze, ma soprattutto consapevoli e lungimiranti, è imprescindibile. Tuttavia, può essere complesso per chi non possiede un’adeguata educazione finanziaria e non ha dimestichezza con le dinamiche del mondo degli investimenti.

Per questo è importante affidarsi a un consulente patrimoniale esperto che possa aiutarti a prendere decisioni più informate e coerenti con i tuoi obiettivi. Contattami senza impegno. Sono a disposizione per una consulenza gratuita. Insieme possiamo analizzare la tua situazione patrimoniale e pianificare una gestione efficace dei tuoi investimenti.