
Che cos’è una gestione patrimoniale?
Partiamo innanzitutto da questa semplice domanda. Quando parliamo di gestione patrimoniale si tratta di un mandato conferito ad un intermediario finanziario abilitato a gestire le somme conferite investendo e disinvestendo in valori mobiliari. Il fine della gestione del patrimonio è quello di ottimizzare la redditività del capitale affidato in linea con il profilo di rischio e di liquidità prescelto. È un servizio personalizzato dove il private banker si occupa di creare un portafoglio diversificato per il cliente. Periodicamente viene inviato un rendiconto sulla situazione e sull’andamento della propria gestione patrimoniale.
Indipendentemente dalle varie linee d’investimento e dalla diversificazione del portafoglio, una gestione patrimoniale può essere suddivisa in due grandi categorie: le gestione patrimoniale mobiliata (GPM) e le gestione patrimoniale in fondi comuni (GPF).
La prima consiste in acquisti e vendite fatti direttamente dal gestore sul mercato mobiliare, sia italiano che estero. Inoltre, questo tipo di gestione patrimoniale, per una necessaria e congrua diversificazione del portafoglio, è accessibile e conveniente solo ai clienti che possono conferire somme rilevanti.
Le seconda (GPF) è, di contro, caratterizzata dal fatto che il gestore, sempre ai fini di costruire un portafoglio diversificato, effettui acquisti e vendite solamente di quote di fondi comuni e azioni sicav. Questa gestione patrimoniale si rivolge a qualsiasi categoria di risparmiatori, anche a quelli che possono conferire capitali d’importo medio/basso.
Costruire un portafoglio diversificato
La diversificazione del portafoglio è un requisito fondamentale per una corretta gestione del patrimonio. Costruire un portafoglio diversificato significa cogliere tutte le opportunità che tanti singoli investimenti possono offrire.
Una corretta diversificazione del portafoglio punta a contenere la volatilità e il rischio, abbinando gli elementi del portafoglio anche in base allo scenario di mercato. Questo è l’approccio tipico di una gestione patrimoniale attiva e flessibile che non basa la diversificazione del portafoglio semplicemente sul numero degli asset presenti.
Avere un portafoglio diversificato non significa dividerlo in spicchi percentuali in base al rischio che si attribuisce agli strumenti finanziari, ma significa valutare la correlazione tra strumenti e scenario di mercato e scegliere un orizzonte temporale definito per ottenere il risultato. Un buon portafoglio diversificato può essere costruito anche da pochi prodotti finanziari ben selezionati. Diversificazione del portafoglio significa prima di tutto saper scegliere in base al rischio e all’obiettivo di rendimento.
Diversificazione del portafoglio: rendimento e rischio
Quando si valutano soluzioni d’investimento c’è sempre una variabile di cui è fondamentale tenere conto: il rischio. Non esiste una definizione valida per tutti di rischio, perché ogni investitore ha il suo. C’è però la possibilità anche di diversificare il rischio attraverso gli strumenti offerti dalla statistica per individuare una combinazione in grado di ridurre la rischiosità complessiva del portafoglio.
Maggiore è il capitale investito su diverse asset class (azioni, obbligazioni, materie prime, ecc.), maggiore è il beneficio, in termini di minor rischio, che ricade sul portafoglio; in secondo luogo bisogna tenere conto del grado di correlazione presente tra gli strumenti che compongono l’investimento anche in base all’orizzonte temporale scelto.