
Il Quantitative Easing (QE) è una forma di politica monetaria espansiva e non convenzionale. Viene utilizzata dalle banche centrali come metodo per aumentare rapidamente la disponibilità di moneta e stimolare l’attività economica di un paese.
Sintetizzando, le banche centrali, come la BCE (Banca Centrale Europea), acquistano titoli di Stato e obbligazioni, con lo scopo di mettere in circolazione nuovo denaro e ridurre i tassi di interesse. Questo, di conseguenza, dovrebbe stimolare l’aumento dei consumi e degli investimenti.
Dunque, sapere come funziona il Quantitative Easing può essere utile per capire quali siano le conseguenze sull’economia e gli effetti su cittadini e imprese. Approfondiamo subito.
Come funziona il Quantitative Easing
Il Quantitative Easing è un’azione di politica monetaria abbastanza aggressiva, con effetti profondi sul delicato equilibrio dell’economia di un Paese. Infatti, porta all’aumento della base monetaria a disposizione del sistema bancario, con ripercussioni anche sull’inflazione.
Lo scopo del QE è quello di ridurre il valore del debito a lungo termine, iniettando nuovo denaro e svalutando la valuta. Tuttavia, per comprendere meglio come funziona, e i motivi che possono indurre a innescare questo processo, è necessario chiarire il ruolo delle banche centrali.
Cos’è e cosa fa una banca centrale
La banca centrale è un’istituzione pubblica che svolge la funzione di attore protagonista nella politica monetaria in un determinato Paese o gruppo di paesi. Il suo obiettivo primario è quello di controllare l’offerta di moneta in circolazione in un sistema economico, per stabilizzarne i prezzi con strategie e strumenti adeguati.
Quindi, una banca centrale persegue scopi predeterminati di crescita, inflazione, ecc., orientando il sistema creditizio e il comportamento degli attori economici. Per svolgere le sue funzioni, le principali azioni che può adottare sono:
- di tipo espansivo, per stimolare il sistema economico nelle fasi di rallentamento e recessione;
- di tipo restrittivo, per raffreddare l’eccessiva esuberanza economica e il conseguente rischio di inflazione.
Tuttavia, a partire dalla Grande Crisi in Giappone nel 2006, a seguire in Inghilterra nel 2008, fino ad arrivare in Europa nel 2015, le banche centrali hanno introdotto strumenti di carattere straordinario per raggiungere i loro obiettivi. Tra questi, troviamo il Quantitative Easing, detto anche “allentamento quantitativo”.
Diversamente dal passato, oltre alle normali operatività, le banche centrali intervengono anche sul mercato secondario e acquistano obbligazioni di ogni genere e scadenza. Questo approccio è diventato la norma, ancora di più negli ultimi anni, a seguito dell’emergenza COVID-19. Ad esempio, la BCE ha lanciato un programma straordinario di acquisti definito PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), proprio per contenere gli effetti della pandemia.
Perché le banche centrali ricorrono al QE
Immagina. Cosa potrebbe fare uno Stato che ha bisogno di liquidità per sostenere la propria economia? Emettere titoli acquistabili da banche, cittadini e imprese. Tali titoli hanno una scadenza, entro la quale lo Stato si impegna a restituire i soldi agli acquirenti con i relativi interessi. Intanto, però, acquisisce la liquidità di cui ha bisogno.
Chi acquista i titoli di Stato può:
- sfruttarli come investimento e attendere fino alla scadenza prefissata, per trarne profitto dagli interessi maturati;
- venderli sul mercato finanziario, se conveniente. Oppure, per tamponare eventuali perdite nel caso ci sia il rischio che, a scadenza, non sia possibile recuperare l’investimento.
Fin qui, nulla di nuovo. Senonché, di solito, tra i principali acquirenti dei titoli di Stato, e non solo, ci sono le banche commerciali, le quali si ritrovano spesso in possesso di ingenti quantità di denaro immobilizzato. Attenzione a questo aspetto, poiché è fondamentale nell’innesco di un’azione di Quantitative Easing.
Infatti, quando le banche centrali vogliono facilitare le richieste di prestiti e incentivare gli investimenti, sanno bene a chi rivolgersi. Propongono alle banche commerciali l’acquisto delle loro attività finanziarie con rating alti, tra cui sono presenti sia obbligazioni emesse da Governi, come i BTP, che da società private.
Gli asset vengono acquistati con liquidità emessa dalle banche centrali, fornendo nuova moneta agli stessi istituti bancari. Di conseguenza, questi ultimi possono agevolare l’accesso al credito di cittadini e imprese, con prestiti di denaro a tassi di interesse più bassi.
Dunque, ricapitolando, uno Stato può vendere i propri titoli per acquisire la liquidità necessaria a dare nuova linfa ad attività e servizi. Tra i maggiori acquirenti ci sono le banche commerciali, che si ritrovano con “denaro immobilizzato in obbligazioni”.
Perciò, nel momento in cui la banca centrale di uno Stato voglia agevolare prestiti e investimenti, per dare “respiro” alla propria economia, non fa altro che riacquistare i propri titoli, e altri asset, dalle banche. In questo modo, mette in circolazione nuova moneta. Ecco il Quantitative Easing in azione.
Tuttavia, il QE è un’operazione monetaria rischiosa, poiché comporta una serie di conseguenze che devono essere ponderate e gestite. Stiamo per vederle.
Effetti del Quantitative Easing
A ogni azione segue una reazione. E in ambito finanziario non si scappa da questa massima. Il Quantitative Easing ha un impatto significativo sul contesto economico in cui viene messo in atto, con conseguenze a catena sul costo della vita e sul potere di acquisto:
- l’immissione di nuovo denaro in circolazione riduce il valore della moneta;
- la svalutazione della moneta porta alla crescita della domanda e comporta l’aumento dei prezzi, il quale fa abbassare i tassi di rendimento delle obbligazioni e, di conseguenza, anche i tassi d’interesse di mutui e prestiti;
- l’aumentare dei prezzi innesca la salita dell’inflazione, che a sua volta contribuisce ancora di più alla crescita dei prezzi stessi.
Dunque, l’obiettivo di un’azione di Quantitative Easing dovrebbe essere quello di aumentare il livello dei consumi e degli investimenti. Infatti, spingendo i prezzi in alto, abbastanza da impattare sull’inflazione, può scongiurare il pericolo di deflazione.
La deflazione è ben più temibile dell’inflazione. Può innescare una spirale molto dannosa per l’economia: frena acquisti e investimenti di privati e aziende, poiché fa scendere i prezzi e induce a rimandare qualsiasi azione di crescita. Ne consegue che la domanda cala e i produttori di beni e servizi sono costretti a ridurre ulteriormente i prezzi per invogliare all’acquisto.
Quando è in atto la deflazione, le aziende perdono fette di ricavi cospicue, tagliano i costi che influiscono sui loro bilanci e licenziano i dipendenti, incrementando la disoccupazione. Inoltre, non investendo nella loro crescita, smettono di richiedere liquidità alle banche. Insomma, una catena di eventi che genera un’ombra sulla stabilità economica di un’intera nazione.
Ora che abbiamo una visione abbastanza completa di uno scenario molto complesso, che merita di sicuro ulteriori approfondimenti, la domanda che tutti si pongono è: il Quantitative Easing funziona?
Quantitative Easing: funziona davvero? E qual è il suo impatto sui mercati?
Da quando le banche centrali hanno iniziato a operare con politiche monetarie espansive e aggressive, come il Quantitative Easing, gli effetti immediati sono stati:
- aumento della liquidità nel sistema economico;
- abbassamento artificiale dei tassi;
- ripercussioni sull’andamento dei mercati finanziari.
La compressione dei rendimenti per gli investitori obbligazionari è ormai un dato accertato, e difficilmente cambierà in tempi brevi. Invece, sul fronte azionario, il Quantitative Easing ha determinato la coesistenza di rialzi persistenti e sorprendenti, con cadute violente e improvvise.
Dovremo fare più attenzione e convivere con il comportamento imprevedibile dei mercati. Tuttavia, l’investitore consapevole sa già che non troverà mai conferma delle proprie supposizioni nei mercati. È pronto ad adattarsi, a coglierne le regole fondamentali e ad agire in base propri obiettivi finanziari.
Attraverso un’adeguata educazione finanziaria e il supporto di un private banker di comprovata esperienza puoi acquisire la consapevolezza necessaria per agire con coerenza e salvaguardare i tuoi risparmi. Contattami senza impegno. Sono a tua disposizione per una consulenza gratuita. Insieme possiamo pianificare una gestione corretta degli investimenti necessari a tutelare il tuo futuro finanziario.