
È una scelta che può cogliere impreparati. Decidere se lasciare il TFR in azienda o farlo confluire in qualche forma di previdenza complementare è fondamentale nella pianificazione del tuo futuro. Ma qual è l’opzione giusta? Cosa cambia?
Se sai come gestire al meglio il TFR, oltre ad accumulare un capitale, puoi anche valorizzarlo. Hai la possibilità di costruire una pensione integrativa per tutelare il tenore di vita che desideri avere anche quando smetterai di lavorare. Oppure, puoi approfittarne per accantonare nel tempo le risorse economiche di cui potrai disporre un domani, magari per realizzare quel progetto che custodisci nel cassetto da anni.
Ci sono diversi aspetti da considerare. E molto dipende dai tuoi obiettivi. Ma aderire a un fondo pensione è la strada giusta per tanti motivi. Vediamo quali sono e consideriamo tutti i dettagli importanti che dovresti sapere. Dopodiché, sarai in grado di prendere la tua decisione con consapevolezza.
TFR in azienda: cos’è e come funziona il Trattamento di Fine Rapporto
Decidere se lasciare il TFR in azienda o gestirlo aderendo a forme pensionistiche complementari richiede un minimo di conoscenze. Cos’è il Trattamento di Fine Rapporto? Come viene calcolato? E come puoi disporne?
Forse, l’hai sempre chiamato “liquidazione”, ma è solo un termine meno tecnico per riferirsi al TFR: una somma di denaro che spetta a tutti i lavoratori dipendenti, i quali possono disporne quando smettono di lavorare all’interno di un’azienda.
Disciplinato dall’articolo 2120 del Codice civile, il TFR è stato introdotto con la Legge 29 maggio 1982 n. 297 “Disciplina del trattamento di fine rapporto e norme in materia pensionistica”. Tuttavia, stiamo parlando di un istituto nato quasi 100 anni fa, come forma di assistenza economica a coloro che finiscono un rapporto di lavoro. Naturalmente, nel corso del tempo, ha subito diverse modifiche.
Secondo la definizione fornita dall’INPS il TFR è la “somma che il datore di lavoro deve corrispondere al proprio dipendente alla cessazione del rapporto, corrispondente alla sommatoria delle quote di retribuzione accantonate e rivalutate annualmente”.
Vediamo come si calcola il TFR e quali opzioni hai a disposizione per gestirlo.
Come calcolare il TFR
Nonostante le diverse variabili che influiscono sul calcolo, farti un’idea e sapere a quanto ammonta il tuo TFR maturato è abbastanza semplice. In linea di massima, per ogni anno di lavoro, hai diritto a una somma di denaro pari all’importo della retribuzione dovuta in base al contratto collettivo. Tale somma viene ridotta in modo proporzionale per le frazioni di anno, calcolando come mese intero i periodi uguali o superiori a 15 giorni. Perciò, quando un rapporto di lavoro subordinato termina, il lavoratore ha diritto alla sommatoria di questa cifra annuale, per ciascun anno di servizio.
Tuttavia, come detto, sulla quotazione del TFR intervengono altre variabili. Per un calcolo più preciso, lo stipendio lordo annuo (RAL) dovrà essere diviso con un coefficiente fisso pari a 13,5. Mentre, dopo il primo anno di lavoro, è necessario sommare anche la rivalutazione ISTAT che comprende una parte fissa pari all’1,5% e una variabile correlata al 75% dell’inflazione. Senza dimenticare che va poi sottratto lo 0,5% della retribuzione dovuta per la contribuzione INPS.
Insomma, più o meno, sommando le quote annuali di TFR e le rispettive rivalutazioni percentuali, questo tesoretto equivale a uno stipendio all’anno (circa il 6,91% della retribuzione annua lorda). Il datore di lavoro accantona la quota relativa al Trattamento di Fine Rapporto e ne dispone in base alla forma pensionistica prevista dagli accordi o contratti collettivi. Fatta eccezione per accordi aziendali diversi. Ma questa era l’unica opzione solo fino alla riforma del sistema pensionistico italiano degli anni ’90.
L’impatto della riforma pensionistica in Italia
Semplificando nell’ottica di quanto ci interessa sottolineare: le novità introdotte dalla riforma pensionistica in Italia hanno portato la pensione pubblica a essere molto inferiore rispetto all’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento. Per ovviare, è stata introdotta la possibilità di aderire alle forme pensionistiche complementari. Ovvero, i lavoratori possono disporre di una modalità aggiuntiva per accantonare il TFR.
Dunque, dal 1° gennaio 2007, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 5 dicembre 2005 n. 252, puoi scegliere di:
- lasciare il TFR in azienda fino al termine del rapporto di lavoro;
- destinare il TFR ad altre forme pensionistiche complementari per integrare la pensione pubblica e contribuire al sostegno del tuo tenore di vita nell’età anziana.
Modalità e tassazioni applicate a queste due possibilità di gestione del TFR sono diverse. Comprenderle ti aiuta a fare una scelta più in linea con le tue aspettative.
Lasciare il TFR in azienda o destinarlo a un fondo pensione?
A partire dal 2007 hai la possibilità di scegliere. Entro 6 mesi dal momento dell’assunzione, puoi decidere se lasciare il TFR in azienda o farlo confluire in una forma di previdenza complementare a tua scelta. Passati i 6 mesi, se non esprimi alcuna preferenza, per silenzio assenso, il TFR resterà in azienda. Naturalmente, puoi provvedere anche in seguito.
Dunque, se decidi di destinare il TFR a un fondo pensionistico, stai facendo un torto alla tua azienda? Assolutamente, no. Nel caso in cui i lavoratori decidano di non lasciare in azienda la quota relativa al Trattamento di Fine Rapporto, per le aziende non è un problema. Anzi, possono beneficiare dei meccanismi compensativi previsti dal decreto n. 252/2005:
- se hanno meno di 50 dipendenti – le aziende possono usare le quote di TFR lasciato in azienda come forma di autofinanziamento. Inoltre, è previsto un beneficio fiscale relativo alla deduzione dal reddito di impresa pari al 4% e un beneficio contributivo pari alla riduzione dello 0,28% sugli oneri sociali (calcolato in relazione alla quota di retribuzioni di coloro che hanno aderito a un fondo pensionistico);
- se hanno più di 50 dipendenti – le aziende versano il TFR lasciato in azienda nel Fondo di Tesoreria dell’Inps. In più, è previsto un beneficio fiscale relativo alla deduzione dal reddito di impresa del 6%, oltre al beneficio contributivo pari alla riduzione dello 0,28% sugli oneri sociali.
Inoltre, tra i vantaggi di cui le aziende possono beneficiare, va considerato il fatto che non avranno l’onere della rivalutazione obbligatoria delle quote accantonate. Ma non solo, poiché il fondo TFR rappresenta un debito nei confronti dei dipendenti, diminuendo tale ammontare nello stato patrimoniale, miglioreranno la loro visibilità nei rating bancari.
Perché dovresti aderire a un fondo pensionistico e pensare oggi al tuo futuro?
La costituzione di una pensione integrativa risulta più vantaggiosa perché prevede la possibilità di far confluire nel fondo, oltre al TFR maturato, anche:
- la contribuzione del datore di lavoro (laddove prevista);
- l’aggiunta di ulteriori contributi, che vorrai versare di tua spontanea volontà.
Ma non solo, aderendo a un fondo pensionistico potrai:
- usufruire di un regime fiscale agevolato;
- godere dei rendimenti prodotti dal mercato finanziario;
- richiedere anticipazioni per far fronte a eventuali esigenze;
- percepire la prestazione in capitale, anche fino alla metà della posizione accumulata, dal momento del pensionamento.
Considera che anche il trattamento fiscale del tuo TFR cambia:
- se lasciato in azienda – viene tassato quando lo ricevi al termine della carriera lavorativa ed è almeno pari a un’aliquota del 23% (tassazione separata ad aliquota media degli ultimi 5 anni);
- se confluito in un fondo pensione – viene tassato quando lo ricevi come prestazione (rendita o capitale). La posizione viene tassata con un’aliquota massima del 15%, fino a un minimo del 9%, in base al periodo di iscrizione alla previdenza integrativa.
Inoltre, se il TFR è destinato a una forma pensionistica integrativa, potrai definire la forma di rendita con cui desideri sia erogata la tua pensione integrativa. Diversamente, questa opzione non è prevista. In sostanza, il TFR lasciato in azienda sfugge a una gestione lungimirante e non viene valorizzato come potrebbe. Infatti, il rendimento del Trattamento di Fine Rapporto risulta:
- se lasciato in azienda – rivalutazione pari al tasso dell’1,5% fisso, più il 75% dell’inflazione annua;
- se confluito in un fondo pensione – rivalutazione in base ai risultati attesi dalla gestione finanziaria della forma previdenziale in cui hai scelto di investirlo.
Puoi richiedere degli anticipi del TFR accumulato, a prescindere dalla scelta che hai fatto, ma se l’hai lasciato in azienda dovrai attendere almeno 8 anni. Dopodiché, potrai richiedere l’anticipo del TFR in misura massima del 70% di quanto accantonato, ma solo per specifici motivi:
- spese sanitarie rilevanti;
- spese per congedi parentali o formazione;
- acquisto o ristrutturazione della prima casa.
Diversa è invece la gestione del TFR confluito in un fondo pensione. Se vuoi approfondire ulteriormente, in questo articolo trovi ogni dettaglio: come funziona la pensione integrativa.
Destinare il TFR a forme pensionistiche complementari conviene
Per la scelta da compiere in merito alla destinazione del TFR, dovresti considerare che l’adesione alle forme pensionistiche complementari, pur non essendo obbligatoria, è uno strumento importante. Ti offre la possibilità di evitare di trovarti nell’età anziana senza i mezzi necessari a mantenere il tuo tenore di vita.
Certo, potrai reinvestire il TFR lasciato in azienda quando smetterai di lavorare. Tuttavia, avrai perso molti anni in cui avresti potuto pianificare una rendita, che da subito avrebbe potuto integrare la tua pensione pubblica. È davvero un peccato. Non c’è motivo per lasciare il Trattamento di Fine Rapporto in azienda. Il confronto di tassazioni e rendimenti denota subito vantaggi maggiori per chi decide di destinarlo a un fondo pensione.
È davvero importante riuscire a proiettarti nel tuo futuro. Prima inizi e più facile sarà accantonare le risorse per sostenere la tua vecchiaia serena. Non restare nel dubbio. Affidati a un consulente patrimoniale esperto e competente. Contattami senza impegno e richiedi la tua consulenza gratuita. Posso fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno e aiutarti a trovare la soluzione migliore in base ai tuoi bisogni e progetti. Inizia oggi a proteggere il tenore di vita che vorrai avere quando sarai in pensione.